Steiner, Montessori, oggi al centro dei nuovi percorsi educativi si basano su fondamenti solide e principi che riportano al centro il bambino. Come e quanto si stanno diffondendo nel nostro territorio?
La pedgogia Steineriana e quella Montessori come valida alternativa per un rinnovamento culturale che si fonda sulla consapevolezza delle famiglie. Una visione d’insieme dei primi anni del bambino nel suo sviluppo verso la scuola
A Cura di: Maurizio Mora, Maestro della scuola Waldorf di Varese, cofondatore dell’associazione Culla dei Sensi,
Sonia Coluccelli, insegnante e formatrice della scuola Montessori,
Marta Bonomi, maestra Steineriana e pedagogista curativa.
SABATO – 11 gennaio 2020 ore 10.30-12.00 Presso Sala Curioni – invorio (No)
“Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa.”
RUDOLF STEINER
Che legame c’è tra educazione e alimentazione, calore e calorie? Di quale nutrimento necessita il bambino?
Quanto è importante il gioco nello sviluppo del bambino e come cambia e si evolve durante il percorso di crescita?
Steiner, Montessori, oggi al centro dei nuovi percorsi educativi che si basano su basi solide e principi che riportano al centro il bambino. Come e quanto si stanno diffondendo nel nostro territorio?
Attraverso una maggiore conoscenza possiamo portare a coscienza come lavorano le nuove tecnologie su di noi e sui nostri figli
“Tutto quello che facciamo per il bambino, non solo lo facciamo per il momento presente, ma per tutta la vita.”
RUDOLF STEINER
Come i genitori possano tornare al essere protagonisti attivi nelle scelte pedagogiche e sfruttare questa opportunità per intraprendere un processo naturale di auto educazione che i bambini ci chiedono?
Abbiamo domande, ne abbiamo tante, tantissime.
Ad alcune cercheremo di rispondere in questi incontri, vogliamo crescere insieme.
Un trittico di conferenze sulla pedagogia steineriana tra Arona e Montrigiasco
Si è conclusa sabato 25 maggio la
mini serie di conferenze introduttive alla pedagogia steineriana promossa da “Associazione La Culla dei Sensi” in
collaborazione con Biobottega Arona.
La serie è iniziata sabato 4
maggio, direttamente nei locali di Biobottega, dove in un ambiente dinamico e
informale Maurizio Mora, cofondatore dell’associazione e maestro della scuola Waldorf
di Varese, ha fatto una interessante riflessione sui concetti fondamentali di
questa pedagogia, valutando anche la sua diffusione nel nostro territorio a 100
anni esatti dalla sua nascita.
Maurizio ha rimarcato quanto sia
importante l’imitazione dell’adulto nelle varie fasi di crescita del bambino,
da qui la necessità di un naturale percorso di autoeducazione che deve essere
seguito da chi vuole adottare questo tipo di pedagogia, puntando l’attenzione
sul ruolo da protagonista nel processo di educazione e autoeducazione.
Nel secondo incontro di sabato 11 maggio, tenutosi nei locali ad uso dell’associazione a Montrigiasco, la Dottoressa Anna Rabbi, pediatra antroposofo e omeopata, consulente pedagogico della scuola Waldorf di Varese, ha parlato delle principali forze di crescita del primo settennio, parlando di alimentazione e di quanto sia importante avere un buon regime alimentare correttamente distribuito durante le fasi del giorno, ma non solo.
La dottoressa ha infatti parlato di quanto siano importanti nello sviluppo e nella crescita del bambino un buon ritmo sonno/veglia, un buon ritmo giornaliero, settimanale e stagionale, di quanto tutto questo sia strettamente connesso nel favorire una corretta crescita del bambino e di come rendere tutto questo fattibile nella quotidianità.
Il terzo ed ultimo incontro di sabato
25 maggio, tenutosi anche questa volta a Montrigiasco è stato condotto da Edith
Congiu, maestra d’asilo e cofondatrice dell’asilo e della scuola di Locarno,
nonché capoprogetto di numerose iniziative di sviluppo per asili e pre-asili.
Edith ci ha parlato di cosa si intende per gioco libero, delle differenze tra
gioco libero, gioco terapeutico e gioco educazionale e di quanto sia
fondamentale un buon gioco nello sviluppo del bambino, soprattutto nei primi
anni. Edith nella prima parte del suo intervento ha toccato le differenze del
gioco nelle principali fasi di crescita, i primi mesi, il primo anno, fino a
tre anni ecc.. parlando anche di quanto tanti, troppi giochi moderni diano
pochissimo spazio alla creatività e all’inventiva e di quanto sia sbagliato
“riempire” le giornate con mille attività, senza lasciare gli spazi di sana
noia, spazi dove nasce e si sviluppa la creatività.
Nella seconda parte, Edith ha
preso spunto dalla visione di alcune immagini di situazioni di gioco da lei
vissute nel suo lungo percorso di insegnamento per portare esempi ed esperienze
reali che rendessero più chiari i concetti da lei espressi in precedenza.
In tutti gli appuntamenti si è registrata una buona affluenza di genitori ed educatori.
L’associazione “La Culla Dei Sensi” ha in programma per sabato prossimo 1 giugno un’altra conferenza sempre di presentazione della pedagogia steineriana presso la libreria “La Talpa” a Novara, e sta lavorando ad un programma più ampio di incontri e conferenze da proporre dal prossimo autunno.
Non un semplice gioco, un piccolo spunto di riflessione.
Cercare. Si cerca quello che è prezioso. Con un lavoro di ricerca Dentro di Noi. E, nel percorso, l’uomo s’innalza verso lo Spirituale. “Lo spirito Risorge”
Questa
breve frase, lasciata poi ad ogni famiglia, rappresenta lo spirito
dell’iniziativa di sabato mattina, 13 Aprile. Bambini che giocano felici
cercando uova di ottimo cioccolato artigianale nel bosco, dopo aver fatto
merenda e ascoltato la storia del leprotto. Ma anche un significato più
profondo, di ricerca in noi, di avvicinamento alla resurrezione della Pasqua.
Un piccolo spunto di riflessione.
Il
clima era uggioso ma a scaldare l’ambiente ci hanno pensato da subito il
profumo degli ottimi dolci fatti in casa e il vociare festoso dei bambini,
assolutamente noncuranti di condizioni meteo che tendono sempre e solo a
condizionare noi grandi… a se fossimo davvero aperti e semplici come i nostri
figli!
Merenda,
un breve incontro di riflessione dei maestri con i genitori sul “significato
della Pasqua”, poi il racconto del leprotto di Pasqua.
Davvero
un momento meraviglioso. Raccolto, bello, delicato.
Meraviglioso osservare decine
di bambini immobili, seduti attenti in totale silenzio ad ascoltare Stefania
raccontare le peripezie dei vari leprotti per conquistarsi il titolo di vero
leprotto di Pasqua, che ha il compito di consegnare le uova ai bambini.
E poi
via a seguire un magico pifferaio nel percorso verso il bosco, sempre nel
rispetto di toni di voce, volumi e gesti, in modo da non spaventare o
disturbare i reali proprietari dello spazio, gli animali.
Corse,
ricerche, un frenetico avanti indietro a portare le uova trovate nelle ceste di
Cinzia e Stefania per la raccolta, e ancora giocare con foglie e legnetti,
saltare su tronchi e sedersi su ceppi a riposare prima di ripartire per una
nuova ricerca.
Le
uova raccolte e divise in sacchetti di tessuto erano quindi pronte per essere
portate a casa.
Questo
è stato il nostro sabato mattina, un bel sabato mattina.
C’erano una volta un papà leprotto ed una mamma leprotto, che avevano sette leprottini e non sapevano quale sarebbe diventato il vero leprotto di Pasqua. Allora mamma leprotto prese un cestino con sette uova e papà leprotto chiamò i leprottini. Poi disse al più grande: “Prendi un uovo dal cestino e portalo nel giardino della casa, dove ci sono molti bambini.” Il leprotto più grande prese l’uovo d’oro, corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato e giunse al giardino della casa. Qui voleva saltare oltre il cancello, ma fece un balzo così grande e con tanta forza che l’uovo cadde e si ruppe. Questo non era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al secondo. Egli prese l’uovo d’argento, corse via nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato; allora la gazza gridò “Dallo a me l’uovo, dallo a me l’uovo, ti regalerò una moneta d’argento!” E prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza aveva già portato l’uovo d’argento nel suo nido. Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al terzo. Questi prese l’uovo di cioccolato. Corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco e incontrò uno scoiattolo che scendeva, saltellando, da un alto abete. Lo scoiattolo spalancò gli occhi e chiese: “Ma è buono l’uovo?” “Non lo so,” rispose il leprotto, “lo voglio portare ai bambini.” “Lasciami assaggiare un po’!” Lo scoiattolo cominciò a leccare e poiché gli piaceva tanto, non finiva mai e leccò e mangiucchiò pure il leprotto, fino a che dell’uovo non rimase più nulla; quando il terzo leprotto tornò a casa, mamma leprotto lo tirò per la barba ancora piena di cioccolato e disse: “Neanche tu sei il vero leprotto di Pasqua.” Ora toccava al quarto. Il leprottino prese l’uovo chiazzato. Con quest’uovo corse nel bosco e arrivò al ruscello. Saltò sul ramo d’albero posto di traverso, ma nel mezzo di fermò. Guardò giù e si vide nel ruscello come in uno specchio. E mentre così si guardava, l’uovo cadde nell’acqua con gran fragore. Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al quinto. Il quinto prese l’uovo giallo. Corse nel bosco e, ancor prima di giungere al ruscello, incontrò la volpe, che disse: “Su, viene con me nella mia tana a mostrare ai miei piccoli questo bell’uovo!” I piccoli volpacchiotti si misero a giocare con l’uovo, finché questo urtò contro un sasso e si ruppe. Il leprotto corse svelto svelto a casa, con le orecchie basse. Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al sesto. Il sesto leprotto prese l’uovo rosso. Con l’uovo rosso corse nel bosco. Incontrò per via un altro leprotto. Appoggiò il suo uovo sul sentiero e presero ad azzuffarsi. Si diedero grandi zampate, e alla fine l’altro se la diede a gambe. Ma quando il leprottino cercò il suo uovo, era già bell’e calpestato, ridotto in mille pezzi. Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al settimo. Il leprotto più giovane ed anche il più piccolo. Egli prese l’uovo blu. Con l’uovo blu corse nel bosco. Per via, incontrò un altro leprotto, ma lo lasciò passare e continuò la sua corsa. Venne la volpe. Il nostro leprotto fece un paio di salti in qua e in là e continuò a correre, finché giunse al ruscello. Con lievi salti lo attraversò, passando sul tronco dell’albero. Venne lo scoiattolo, ma egli continuò a correre e giunse al prato. Quando la gazza strillò, egli disse soltanto: “Non mi posso fermare, non mi posso fermare!” Finalmente giunse al giardino della casa. Il cancello era chiuso. Allora fece un salto, né troppo grande né troppo piccolo, e depose l’uovo nel nido che i bambini avevano preparato. Questo era il vero leprotto di Pasqua!